Gretsch 6120 Chet Atkins 1960 Ex Nile Rodgers / Chic
Gretsch 6120 Chet Atkins 1960 Ex Nile Rodgers / Chic
13900,00 €
Nel tentativo di competere direttamente con l’associazione tra Les Paul e Gibson, nel 1954 Gretsch decide di sviluppare il suo primo modello signature. E chi meglio di Chet Atkins, creatore del «Nashville sound» e precursore di intere generazioni di chitarristi, per incarnare la paternità di questo modello?
Sviluppata e prodotta da Gretsch a metà degli anni ’50, questa chitarra dalle forme morbide e raffinate è stata concepita con il supporto diretto di un’icona di Nashville, Chet Atkins. All’epoca fedele a una Sears Silverstone, il chitarrista accetta di rappresentare il marchio e plasma questo strumento guidato dai propri desideri e criteri. Nasce così la prima chitarra signature di casa Gretsch.
La Gretsch 6120 è una chitarra hollow body che è riuscita ad imporsi come un modello chiave nella storia della musica. La sua risonanza vellutata e il suo calore delicato hanno contribuito a consacrarla come uno strumento leggendario, suonato da Eric Clapton, Pete Townshend o George Harrison. Se si dovesse riassumere il ruolo che ha avuto nel rockabilly, basta pensare agli Stray Cats: fu proprio imbracciando una vecchia e ampia 6120 che Brian Setzer scatenò generazioni al ritmo dei grandi successi del gruppo, riportando questo modello alla gloria che aveva conosciuto al momento del lancio.
Ammirata per le sue qualità acustiche e per la sua affascinante ricchezza armonica, la Gretsch 6120 ha conquistato anche Nile Rodgers, icona della disco e del funk. Il modello proposto da Matt’s Guitar Shop proviene direttamente dalla collezione dell’ex leader degli Chic. Con la finitura orange stain, è stata prodotta nel 1960 e rappresenta l’età d’oro di questa chitarra nella storia di Gretsch. Non c’è dubbio che questo modello mitico abbia rapidamente saputo sedurre e ispirare il sensazionale chitarrista americano, che la utilizzò a partire dagli anni ’80. Riconosciuto per il suo gusto raffinato in materia di strumenti, Nile Rodgers dimostra ancora una volta con questa chitarra la sua conoscenza e il suo legame con l’anima unica di alcuni pezzi eletti.
Il corpo in acero rivela la caratteristica placca Gretsch, con la firma stilizzata e stampata del suo illustre creatore Chet Atkins, mentre le f mostrano la profondità della cassa. La chitarra conquista con l’inconfondibile vibrato Bigsby, inseparabile dai modelli classici del marchio; mentre la 6120 adotta il tipico schema d’intarsi sulla parte superiore della tastiera sviluppato da Gretsch – il neo-classico «thumbnail».
Questa chitarra leggendaria, che riporta alle ardenti radici del rock, è fornita con il suo astuccio rigido originale recante l’iscrizione del suo prestigioso pedigree, Nile Rodgers Productions.
Pete Townshend, l’elettricità incarnata
Pete Townshend è elettricità. È la furia tradotta in accordi, l’angoscia adolescenziale trasformata in riff immortali, la quintessenza del rock nel suo aspetto più crudo ed esplosivo. Più di mezzo secolo dopo l’uscita del primo singolo degli Who, la band britannica continua a girare il mondo instancabilmente, suonando notte dopo notte in arene stracolme brani che non hanno perso nulla del loro splendore. Al contrario: così tanti artisti si sono ispirati al gioco di Townshend che gli originali sembrano ancora di una giovinezza sfacciata.
Il loro primo grande successo, I Can’t Explain (1965), conteneva già tutti gli ingredienti della formula magica: un riff nervoso, attacchi netti intervallati da silenzi, e un canto pop arricchito da armonie luminose. Qualche mese dopo, My Generation portò il concetto ancora più lontano, quasi preannunciando il punk prima del tempo, con il suo nichilismo sonoro ed energia pura.
Con gli anni, la musica degli Who è diventata più sofisticata. Townshend, indiscusso capitano del gruppo, si appropria molto presto delle tecniche del home studio e moltiplica le sperimentazioni. A Quick One (1966) propone già una mini-opera di nove minuti, preludio alla ambiziosa Tommy del 1969. Questo doppio album, esigente e visionario, pone le basi del rock opera raccontando una storia completa attraverso 24 brani, tra cui l’indimenticabile Pinball Wizard con il suo leggendario riff acustico.
Nel 1970, Live at Leeds si impone rapidamente come uno dei più grandi album live della storia del rock: un’esplosione sonora in cui la SG Special collegata all’Hiwatt raggiunge una densità quasi indecente. Seguì Who’s Next, più contenuto nell’ambizione concettuale ma altrettanto impressionante, prima che Quadrophenia (1973) tornasse a una forma più simile a un affresco, più cupa e introspettiva.
Dopo la morte del batterista scatenato Keith Moon nel 1978, gli Who sopravvissero solo pochi anni prima di separarsi. Townshend pubblicò poi diversi album solisti di grande raffinatezza e rilanciò la band nel 1996. Nonostante la scomparsa del leggendario bassista John Entwistle nel 2002, Pete continua, instancabile, a far ruggire i suoi riff sui palchi di tutto il mondo (arrivando persino a rompere le sue chitarre), dimostrando che l’elettricità, quando porta il suo nome, non si spegne mai.
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