Fender Custom Shop Telecaster Keith Richards Prototype
Fender Custom Shop Telecaster Keith Richards Prototype
Nessun chitarrista ha venduto tante Telecaster butterscotch quanto Keith Richards, eppure nessuna Fender ha mai portato il suo nome: non è mai esistito un modello signature Richards, mentre non si contano i modelli firmati da Ron Wood usciti da Duesenberg, Gibson o ESP. Il pirata del rock britannico probabilmente non ha ritenuto utile intraprendere un simile progetto.
Nessun modello Fender ha portato il nome di Richards, ma questa Tele è quella che si avvicina di più. Si tratta di uno strumento realizzato nel 2014 dal Custom Shop per il leader dei Rolling Stones, che lo portò subito in tour con la band durante il *14 On Fire*. Anche senza conoscere questa storia, basta uno sguardo per riconoscere Micawber, la celebre Tele del 1954 che conquistò Richards e lo accompagnò in tutti gli album del gruppo a partire da *Exile On Main Street* del 1972.
Come Micawber, questa Tele monta un humbucker al manico con il suo contorno nero su piastra nera e una parte della piastra tagliata vicino al manico. Come Micawber, è dotata di un ponte a cinque sellette individuali, dato che Richards suona la sua Tele in open tuning di Sol senza la corda Mi grave. Mancano alcuni dettagli per renderla una replica perfetta, come le meccaniche Sperzel, il tip bianco dello switch della Strat o il segno mancante al diciassettesimo tasto.
Queste piccole differenze sarebbero state probabilmente corrette se il modello fosse diventato un progetto concreto. Ma Richards, sempre incorrotto, rimandò la chitarra al Custom Shop dopo il tour, accompagnata da due mozziconi di sigaretta ancora presenti nella custodia. Il certificato indica chiaramente “KR Prototype”, trattandosi quindi di una chitarra storica che documenta un modello signature mai realizzato. E incidentalmente, si tratta di una Tele butterscotch suonata dal vivo da Keith Richards: serve davvero sapere di più?
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Keith Richards
(1943)
Gruppo: The Rolling Stones
Chitarra principale: Fender Telecaster
Brano da ascoltare assolutamente: Can’t You Hear Me Knockin’
Il riff umano, il monkey man, il toxic twin… Keith Richards è un enigma che affascina ben oltre il mondo della musica. Gli scienziati non hanno ancora capito come possa essere ancora in vita dopo un’esistenza costellata di eccessi di ogni genere.
Ma al di là del sensazionalismo della sua vita romanzesca, Richards è un musicista fuori dal comune, l’inventore di uno stile unico che ha ispirato la stragrande maggioranza dei chitarristi rock che sono venuti dopo di lui. In principio, quando ha formato il suo gruppo (che non si chiamava ancora The Rolling Stones) con Jagger nel 1960, Richards era profondamente influenzato da Chuck Berry, l’idolo a cui non ha mai rinunciato. Il suo modo di suonare era un mix dei riff di Berry e dei bends incerti degli album di blues roots di cui era appassionato.
Successivamente, la musica del gruppo si è evoluta fino alla fine degli anni ’60, all’epoca dell’album *Let It Bleed*. I Stones erano allora i padroni di un rock bluesy e sporco tra Londra e il bayou, e Richards firma i suoi riff più grandi in open tuning di Sol. Questa nuova sonorità, ispirata da Ry Cooder, permette a Keith di sviluppare un approccio più crudo e incisivo, che accompagna perfettamente l’indurimento del suono generale e l’arrivo di Mick Taylor alla seconda chitarra.
Richards è un chitarrista ritmico con tutta la nobiltà implicita in questo compito cruciale apparentemente modesto. Tiene insieme la band, la spinge in avanti e le conferisce il suono elastico delle due chitarre che suonano insieme completandosi perfettamente. La sua complementarità con Ron Wood è quasi telepatica, tanto i due si rispondono senza mai ostacolarsi a vicenda.
E poi c’è quel suono, talvolta Telecaster spietata, talvolta Gibson acustica più dolce ma non meno insidiosa. Che sia nel suo gruppo principale, nel side project X-Pensive Winos, nei suoi eccellenti album solisti o come ospite di prestigio di Tom Waits, si riconosce la firma di Richards in poche note.
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