Quando non c’erano più Jaguar, Strat o White Falcon, restava la Kay. L’ultimo strumento di un genio tormentato, sull’orlo del vuoto, dell’abisso e dell’inferno.
Le chitarre possono essere strumenti di genio, canali di creazione, chiavi dell’ispirazione, incarnazioni di un legame inspiegabile con il loro proprietario, ma anche testimoni di una caduta profonda e rivelatrice. Per un musicista viscerale come John Frusciante, suonare è un grido organico, un bisogno essenziale, una forma d’espressione che trascende le parole. Nel 1994, in mezzo al caos e sull’orlo del collasso, Frusciante si aggrappa a una chitarra acustica arancione come a un ultimo richiamo ai suoi sensi più intimi. Questa chitarra, una Kay K-230, appare nella sua intervista con la televisione olandese VPRO, dove appare sudato e tormentato dai suoi demoni più oscuri. Era una delle poche chitarre che possedeva ancora, servendo da ultimo baluardo contro l’abisso.
La storia di Frusciante è quella di un talento prodigioso, violentemente tormentato dalla dipendenza. Chitarrista brillante e inimitabile, la sua ascesa sulla scena rock degli anni ’90 è stata segnata da profondi turbamenti interiori e crescente dipendenza. Sprofondò negli abissi delle sostanze sintetiche, cercando paradisi artificiali la pace che la sua mente gli negava. Spesso sull’orlo del vuoto, Frusciante si è sempre aggrappato alla sua chitarra – ultimo e necessario baluardo tra lui e il nulla assoluto. Gli anni ’90 furono segnati dalla tragedia: rischiò di perdere la vita in un incendio che distrusse la sua casa a Los Angeles, la sua preziosa collezione di chitarre e innumerevoli registrazioni.
Durante l’intervista VPRO del 1994, Frusciante è ripreso nell’appartamento della compagna Toni Oswald a Venice Beach, mentre si aggrappa febbrilmente a questa fragile chitarra arancione. La suona con l’attaccamento di un uomo spezzato, rivelando il legame viscerale con lo strumento, suonando con disperazione disarmante. Esausto dopo mesi di dipendenza, tiene tra le mani una delle ultime chitarre in suo possesso, le altre, tra cui la leggendaria Jaguar del 1966 usata in “Under the Bridge”, erano state vendute o distrutte nell’incendio qualche mese prima.
Questo strumento profondamente organico diventa testimone silenzioso di momenti dolorosi e crudi, la tavola armonica porta ancora le cicatrici di quelle ore oscure. Pur essendo state apportate modifiche (sostituzione del ponte, aggiunta di pickup), la finitura arancione consumata lo rende immediatamente riconoscibile, anche senza logo o etichetta visibili all’epoca della sessione VPRO.
Basandosi sui graffi e i segni di usura, la chitarra è identificata come quella usata da Frusciante nei suoi momenti più bui. Appare anche nel suo primo album solista Niandra LaDes (1994), un’istantanea vertiginosa e inquietante di una mente divorata dalla droga, venerata dai suoi fan più devoti. Suona diversi brani di quell’album durante la celebre sessione VPRO, la Kay riposa accanto a lui sul divano, prima che la sollevi per suonare di fronte alla telecamera.
La Kay fu il suo ultimo baluardo, il suo strumento estremo sull’orlo dell’abisso. Rimane testimone degli anni più travagliati di John Frusciante, prima che emergesse dalla depressione e dalla dipendenza, tornasse nei Red Hot Chili Peppers e riprendesse il suo ruolo di chitarrista prodigioso. Questo pezzo di storia, reliquia di uno dei più grandi chitarristi moderni, è da scoprire al Matt’s Guitar Shop.





