Le buone Gibson J-200, anche d’epoca, non sono facili da trovare. Spesso l’acero conferisce loro un’aggressività eccessiva, e sono poche quelle che emanano una vera proiezione. Il suono resta generalmente all’interno, con un sustain molto breve che non incoraggia a spingersi oltre le prime tre posizioni degli accordi.

E poi a volte capita di imbattersi in un esemplare magico che mette in ombra tutti gli altri, e aiuta a comprendere meglio perché tanti grandi musicisti hanno scelto il gigante di Kalamazoo come partner privilegiato (al di là, ovviamente, del suo look indiscutibilmente cool). Una buona J-200 emana un vero respiro, il grande volume che ci si aspetta dalla sua dimensione, senza impastarsi nei bassi, grazie alla precisione e alla brillantezza che l’acero consente. Quando si ha la fortuna di trovare questa J-200, non si deve esitare a lungo. Soprattutto quando è in uno stato di conservazione magnifico per una chitarra che ha appena festeggiato i sessant’anni.

Questa si trovava nello showroom Retrofret a Brooklyn, e probabilmente non sarebbe rimasta lì a lungo se non fosse venuta a vivere in Francia. A parte le meccaniche, è completamente originale, in uno stato perfetto che non è mint ma nemmeno relic: ancora una volta, tutto è questione di equilibrio. Come testimonia la bella traccia scavata sul top tra il rosone e il pickguard, proprio lungo il percorso del plettro, questa J-200 è stata molto suonata, il che spiega probabilmente anche perché suona così bene. È stata il cavallo da tiro di un session man country di Nashville, utilizzata per innumerevoli ritmiche ascoltate in loop alla radio, e continuerà sicuramente a imporre il suo timbro magico ancora a lungo.

Questa chitarra viene regolarmente prestata agli artisti di passaggio a Parigi in studio, e continua a meravigliare chi la suona nello showroom.